venerdì 29 luglio 2011

WHAT THE EYE DOESN'T SEE, THE HEART DOESN'T GRIEVE OVER


Facebook ci renderà tutti più consapevoli, più forti, più crudeli.



giovedì 28 luglio 2011

PAYBACK


Non si è ripagati quando non c'è vera onestà. O coraggio.
O entrambe le cose.



domenica 24 luglio 2011

LOVE IS A LOSING GAME

Non solo l'amore è un gioco in cui si perde.
Ma proprio la vita.
Questa vita che ti ha dato molto ma Amy non lo capisce.
Amy, Amy che canta, dolce Amy in cerca di Amy, Amy selvaggia.
Amy che tutto è troppo e niente è abbastanza.
Amy vetro di voce e cuore di strazio.
Amy arrogante, Amy distratta, Amy parole e una chitarra.
Amy volgare, Amy bambina, Amy bocca di latrina.
Amy che passa il segno, Amy senza ritegno.
Amy testa pesante, gambette fine e denti distanti.
Amy malanima, Amy incosciente, Amy pasta di suoni infranti.
Amy.
Nido di capelli, sale sulle ferite, punta di spilli.

Uno spreco immenso di talento come il tuo non si può perdonare.
Nemmeno con la morte.


venerdì 22 luglio 2011

PRIORITA'

- Dovresti smetterla di fumare - disse lei, con la sigaretta in mano.
- Dovresti smetterla di dare consigli giusti alle persone sbagliate. E ridammi la sigaretta - disse lui, infilando il vino bianco nel cestello del ghiaccio. Poi domandò: - Hai preso le chiavi? -
Lei si strinse nelle spalle, controllando le tasche e alzando gli occhi al soffitto, alla ricerca di un ricordo rivelatore.
- Sì, eccole qui! - Prese con maestria i calici di cristallo con una sola mano e aggiunse: - Andiamo? -
Lui afferrò il cestello del vino per il manico, le sfilò la sigaretta dalle dita e se la rimise in bocca.
Con la mano libera prese il vassoio con la frutta e disse: - Sì, andiamo -. 
Uscirono nella notte tiepida, tirandosi dietro la porta, e percorsero una rampa di scale per raggiungere l'ultimo piano del palazzo. Destinazione: stelle.
- E' stata gentile la nostra vicina a lasciarci le chiavi di casa - disse lui.
- Sono gentile anch'io ad annaffiarle le piante. Ma secondo te, ci saranno stelle cadenti a luglio? - chiese lei, aprendo il portoncino che dava direttamente sul terrazzo dell'attico.
Un profumo di limoni e gelsomino accarezzò loro le narici e un leggero sollievo di brezza passò di sguincio sulle loro braccia nude.
- Non lo so ma che ti importa? Ci prendiamo un po' di fresco e poi torniamo giù - rispose lui.
Poi posò il vassoio pieno di frutta colorata e il cestello del ghiaccio sul tavolino di fronte al dondolo, e si adagiò direttamente sulla struttura della seduta di questo, facendo una faccia buffa: - Comodo! - ridacchiò.
- Aspetta! - disse lei, armeggiando nel punto della veranda dove la vicina le aveva mostrato che si riponevano i cuscini del dondolo. - Anche se dovremmo metterci per terra, altrimenti che pic-nic di mezzanotte è? -.
- Veramente sono solo le undici - appuntò lui e si accese un'altra sigaretta con il mozzicone di quella precedente.
Lei tornò con i cuscini, glieli porse e incrociò le gambe sedendosi per terra, con uno sguardo un po' imbronciato. - Dovresti proprio smetterla di fumare - disse.
Lui non rispose, sistemò i cuscini, poi prese il tubo e cominciò ad innaffiare i vasi grandi che contornavano l'ampio terrazzo, aspirando lunghe boccate dalla sua Chesterfield.
Lei si sporse verso il tavolino e mangiò prima un'albicocca e poi due ciliegie. - Almeno diminuire! - aggiunse.
Lui continuò a non rispondere. A metà giro lasciò il tubo dell'acqua nel vaso delle bouganville e si avvicinò per spegnere la sigaretta nel posacenere sopra il tavolino.
Lei gli sorrise e lui le carezzò la testa, scivolando verso la mascella e sollevandole il mento, come se fosse un cane molto bello e un po' indocile.
Lei, di fatto, finse di scodinzolare, dondolandosi sulle chiappe appoggiate sul pavimento, ancora appena tiepido di sole accumulato. Poi, gli afferrò entrambe le braccia per i polsi e, allargando le gambe, lo attirò a sé, obbligandolo a sdraiarsi su di lei e sdraiandosi a sua volta.
- Puzzi di fumo, che schifo! - disse, ridacchiando e strizzandogli le natiche.
Lui, come al solito, non rispose e cominciò a baciarla. Dapprima un bacio lento e delicato, sapendo che l'avrebbe eccitata, poi più profondo e passionale. Staccò le labbra dalle sue e continuò a baciarle il collo e la pelle scoperta del petto. Le mordicchiò i capezzoli da sopra al tessuto, poi scese verso la pancia, infilò la testa sotto la sua gonna, strofinò il naso in quel profumo di muschio ambrato, le scostò le mutandine e cominciò a leccarla.
Lei spezzò il respiro e finalmente mugolò. Si lasciò andare a quel dolce oblio umido, annusando l'aria di fiori freschi e passandosi la lingua sulle labbra. Poi alzò la testa, sollevò la gonna fin sopra la pancia, gli appoggiò una mano sopra la spalla e aspettò che i loro occhi si incontrassero.
Si guardarono mentre lui continuava a leccarla. Si guardarono mentre lei continuava ad ansimare. Punto di non ritorno e necessità.
Lei si sfilò le mutandine e si girò carponi, lui si mise in ginocchio, si abbassò i pantaloni e la prese da dietro, lentamente, come piaceva a lei.
Poi la afferrò stretta per la parte bassa dei fianchi e cominciò ad affondare più forte. Lei inarcò la schiena per ricevere meglio i suoi colpi e i loro gemiti si mescolarono alle strida spettrali dei gabbiani di passaggio e al rumore di stoviglie proveniente da una finestra lì intorno.
Lei udì distintamente una voce di donna, insieme allo sciabordio di acqua e piatti.
- Quando hai finito, asciuga bene il lavandino, eh! - gridò la voce di quella donna, da una stanza prossima allo sciabordio, e non ottenne risposta.
Lei continuò a mugolare e, in quel momento, percepì tutta l'assurdità di quell'urgenza.
Promise a se stessa che non avrebbe assillato m-a-i- p-i-ù- suo marito con delle richieste così stupide.
Mai più.
Al diavolo il lavandino, al diavolo il desiderio di una casa perfetta. Al diavolo l'ordine, la pulizia, i calzini, le lavatrici e le macchie di unto sul divano nuovo. Che si fottessero tutti gli acciai inox e gli straccetti di microfibra del mondo.
Girò il volto verso la sua spalla sinistra, la voce spezzata tra un rantolo e una spinta, e gli disse:
- Sbattimi, sbattimi forte. Scopami - e inarcò la schiena ancora un poco.
Lui, invece, pensò che aveva lasciato aperto il tubo dell'acqua. E che, sì, avrebbe proprio dovuto smettere di fumare. O, almeno, diminuire.
E venne.