Ho saputo soltanto ieri.
Ho contattato Riccardo Bertini per una data da spostare, in un locale di cui gestisce la direzione artistica.
Ignara di tutto e innocentemente inopportuna, come mio solito.
Gli ho chiesto "Per il resto tutto bene?".
E lui mi ha detto che no, che non andava bene proprio per un cazzo.
Perché il bassista del suo gruppo è andato via.
Perché il suo amico, collaboratore e fratello, Joy, l'attimo prima era a bere un thè con lui e gli altri, e l'attimo dopo è capitato che si è andato a schiantare con il suo scooter, da qualche parte sull'Ardeatina.
Perché quello con cui ha suonato dal vivo l'ultima volta il 26 febbraio e con cui avrebbe suonato ancora il 19 marzo, semplicemente, c'era e ora non c'è più.
Ed è da ieri che non riesco a smettere di pensarci.
Nonostante io, Joy, in vita mia, l'abbia incontrato al massimo tre volte e non posso certo dire che è un amico stretto di cui sentirò una mancanza inenarrabile.
Penso al dolore degli altri. A quello dei suoi cari.
A quello di Riccardo, Fabio, Roberto e Luca, suoi compagni nell'avventura artistica dei Mammooth.
Penso che ho paura e che la vita è un soffio.
Che ogni momento è prezioso come la gemma più introvabile, e ogni attimo irripetibile, come il sentimento più intimo e delicato.
Penso che non dovremmo mai dare nessun gesto per scontato né lesinarci in ogni stupida, banale, ovvia azione quotidiana.
Non negli abbracci, non nelle parole, non nell'attenzione.
Non nei sorrisi o nella capacità di provare gioia o nella possibilità di essere onesti.
E che non dovremmo sprecare mai nemmeno un istante.
MAI.
NEMMENO UN ISTANTE.
venerdì 11 marzo 2011
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