sabato 23 ottobre 2010

N.A.M.B. - .B.M.A.N


E' difficile recensire questo eterogeneo e prolisso nuovo album dei N.A.M.B.
BMAN esce, in prima battuta a ottobre 2009 in Italia ed Europa e a febbraio 2010 negli Stati Uniti, per la britannica Monotreme Rec e a distanza di quattro anni dall'album s/t di debutto uscito, invece, per la Mescal.
E' un progetto ambizioso, un concept album di ben 18 canzoni che, sulla scia di Wall-e, narra le avventure di un piccolo robot, di nome Bman, alla scoperta di se stesso e di ciò che resta dell'umanità.
Questo aspetto è stato una delle prime cose a incuriosirmi molto perché vede l'interazione tra musica e arti grafiche, avendo, Bman, preso forma e vita, sulla carta, nelle sapienti mani di Maq4ka, in una sorta di ciò che potremmo definire music-novel, ossia una graphic-novel trasposta in ambito sonoro: non è un romanzo o un racconto, in questo caso, ad essere trasformato in fumetto ma una pièce musicale a diventare illustrazione e le illustrazioni stesse, di rimando, ad ispirare il materiale sonoro.
Musicalmente parlando i N.A.M.B., acronimo sul quale la band riserva un alone di mistero e di democratico "qualunque cosa voi vogliate sia", nascono a Torino intorno al 2004 e, attualmente, presentano la seguente line-up: Davide Tomat (voce, chitarra, programming, carillon, batteria), Gabriele Ottino (cori, chitarra, farfisa, programming, basso, batteria), Silvio Franco (basso, chitarra, synth, piano, programming) e Davide Compagnoni (batteria, programming, loop station).
In questo nuovo lavoro abbandonano la madrelingua italiana usata nel primo album, tranne che per il geniale e stralunato Musichetta in pausa sigaretta, a favore dell'inglese, per un più ampio respiro internazionale, anche se alcuna critica americana li taccia di usare un linguaggio inappropriato e nonsense.
Addentrarsi nella definizione dei generi risulta impresa piuttosto ardua: c'è sicuramente una base di elettronica, del rock psichedelico, un pizzico di industrial, un condimento di indie e un retrogusto di inevitabile matrice italiana. Dall'inizio alla fine del disco non riesci a capire se facciano della musica mainstream travestita da musica di nicchia o, al contrario, della musica alternativa che strizza l'occhio al versante più pop. Il che li rende sui generis ma anche poco schierati e  difficilmente fruibili da entrambi i lati del pubblico, sia esso underground o, appunto, popolare.
Quello che a me arriva, come primo impatto, è la seguente amalgama di sensazioni: sembra che i N.A.M.B. stiano rielaborando una più moderna versione (e con meno forme-canzone) degli U2 di Acthung Baby, suonati un po' dai Subsonica e un po' dai Nine Inch Nails, interpretati un po' dal Mike Patton dei Peeping Tom e un po' dal John De Leo dei Quintorigo, supportati sonoramente dai Primal Scream e da una pletora di suoni-giocattolo distorti e carillon malati e ubriachi.
Se vi state chiedendo se l'album mi sia piaciuto o meno, onestamente, non riesco a capirlo ancora nemmeno io. Continuo ad ascoltarlo volentieri, un po' con amore e un po' con perplessità.
Sicuramente con una grandissima ammirazione per tanta fertilità produttiva, per la bellezza cristallina dei suoni e la cura certosina di missaggio e mastering.

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