martedì 16 marzo 2010

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E allora spaccamelo il cuore
e mangiatelo,
e stracciami la carne,
ingoiane i brandelli,
stilla bava di sangue
ai lati della bocca,
strappami l'anima a morsi,
affonda quegli artigli,
carne dei miei gigli,
tra il filo dei desideri
e le speranze di ieri,
tra un boccone viscido di oggi
e un posto assurdo di domani,
e la polvere di creta fra le mani.
Saremo ancora forma
e sarò ancora orma,
e sarò sguardo, derisione, pianto,
e sarai strazio, delusione, incanto.
E allora guardami e squartami,
indegno e indifferente,
accidentale giocoliere dell'Amore,
inutile narciso disatteso,
eterno e arido presente,
caduto senza peso
su lame di futile clamore.