venerdì 11 marzo 2011

JOY ANGELINI

Ho saputo soltanto ieri.
Ho contattato Riccardo Bertini per una data da spostare, in un locale di cui gestisce la direzione artistica.
Ignara di tutto e innocentemente inopportuna, come mio solito.
Gli ho chiesto "Per il resto tutto bene?".
E lui mi ha detto che no, che non andava bene proprio per un cazzo.
Perché il bassista del suo gruppo è andato via.
Perché il suo amico, collaboratore e fratello, Joy, l'attimo prima era a bere un thè con lui e gli altri, e l'attimo dopo è capitato che si è andato a schiantare con il suo scooter, da qualche parte sull'Ardeatina.
Perché quello con cui ha suonato dal vivo l'ultima volta il 26 febbraio e con cui avrebbe suonato ancora il 19 marzo, semplicemente, c'era e ora non c'è più.
Ed è da ieri che non riesco a smettere di pensarci.
Nonostante io, Joy, in vita mia, l'abbia incontrato al massimo tre volte e non posso certo dire che è un amico stretto di cui sentirò una mancanza inenarrabile.
Penso al dolore degli altri. A quello dei suoi cari.
A quello di Riccardo, Fabio, Roberto e Luca, suoi compagni nell'avventura artistica dei Mammooth.
Penso che ho paura e che la vita è un soffio.
Che ogni momento è prezioso come la gemma più introvabile, e ogni attimo irripetibile, come il sentimento più intimo e delicato.
Penso che non dovremmo mai dare nessun gesto per scontato né lesinarci in ogni stupida, banale, ovvia azione quotidiana.
Non negli abbracci, non nelle parole, non nell'attenzione.
Non nei sorrisi o nella capacità di provare gioia o nella possibilità di essere onesti.
E che non dovremmo sprecare mai nemmeno un istante.
MAI.
NEMMENO UN ISTANTE.

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