sabato 2 gennaio 2010

MATITE




Non gliel'aveva mai detto nessuno che la paura è un'amica dalle gambe corte e le parole brevi.
Né che nel suo mondo non c'è spazio per la coerenza e la lungimiranza, o per l'onestà e la rettitudine.
No. Non gliel'avevano mai detto.
Era solo geloso delle foto e del passato, ossessionato dalla sensualità e la carne che lei aveva donato ad altri che non fosse lui.
Come un maschio alfa minato nel controllo del suo territorio grugniva muggiti rabbiosi, silenziosamente mascherato da falso intellettuale rassegnato.
Lascia stare le sue foto, lascia stare le sue lettere: senza quelle non sarebbe la persona che ami ora, si disse lui. Anche se fa male.
Sempre meglio che essere chiamati con il nome di un'altra, si disse lei.
Sempre meglio che essere confusi con l'abitudine e il conforto o che scambiare il rumore di un ruscello con quello dell'acqua di scolo delle fogne.
Decine di scatti, sparsi sul pavimento caldo e sulla scrivania di legno.
Lei guarda lasciva negli occhi della camera. Lei si accarezza le cosce nel punto in cui la pelle è una parentesi bianca tra il nero delle calze e il reggicalze. Lei con dita di stelline a coprire i capezzoli. Lei sdraiata e offerta che si morde le dita e le labbra. Lei con occhi sempre più osceni. E poi curve ardite, carne nuda, carne cruda.
Dandole della puttana non si rese nemmeno conto che lui era ancora più puttana.
Continuò a contorcersi l'addome per altri cinque minuti e a tormentarsi le unghie per altri quattro. Poi prese tre colori, due fogli e una di quelle foto.
E cominciò a disegnarla.



1 commento:

Cuore asSOLato ha detto...

Eccoci al primo racconto... e al primo piccolo capolavoro. Con poche pennellate l'Autrice ci dipinge un quadro completo, un'azione che si sembra svolgersi ininterrotta nell'arco di pochi minuti, ma metatemporalmente si prioetta ora avanti ora indietro, dilatandone arditamente lo spazio narrativo. Il lettore coglie però un quadro completo, ma spezzato. Come in un mosaico, ogni tassello si lega all'altro, pur rimanendo autonomo: si consiglia vivamente una seconda e terza lettura, per avere maggiore cognizione dell'intierezza della riflessione che la voce narrante sembra fare di questo squarcio di vite intrecciate. Il fraseggio è sicuro ed elegante: l'incipit di carattere sentenziale e doloroso già prelude al pathos dei personaggi: ma non si ferma a questi, entrando prepotentemente nelle nostre vite vissute; il tono lapidario delle frasi, che scandiscono bene il ritmo della narrazione, senza indugiare nell'ampollosità; il contrasto, subito vivido, fra le pretese "intellettuali" e artistiche del protagonista maschile e la sua povertà istintuale di "maschio alfa" (e quanti ne abbiamo conosciuti di uomini libertini a parole, sempre pronti a cantare o dipingere donne sensuali e lascive, per poi, però, preferire, accanto al proprio talamo nuziale, donne sacrificate e timorate, in omaggio al dio piccolo-borghese!). L'Autrice stessa interviene nella narrazione, quasi a suggerire al disegnatore una superiore saggezza: lei ti ama, altro non sapere... Ma la saggezza dell'amore è muta alle orecchie di scambia "il rumore di un ruscello... con [lo]... scolo delle fogne". L'attenzione allora si concentra sulla protagonista femminile, immolata, seminuda e conturbante, sull'altare di un letto: si offre come in un sacrificio. La sensualità trabocca dall'abile penna della Scrittrice: ma è sensualità sofferta... o, forse, è preludio di sofferenza in futuro. Ancora un monito all'artista maschile del racconto: la "vera" puttana sei tu! Tu che ti vendi al prezzo della dissimulazione e dell'ipocrisia..! Ma l'azione prende una china inaspettata (o forse no?): il disegnatore si arrende alla "sua" arte (o forse alla sensualità della donna sul letto). E semplicemente sublima le sue paure con le sue armi di sempre: le sue matite. Il finale è stupendo, sospeso nell'incertezza degli accadimenti futuri. Ma nulla fa sperare in un buon esito: ce lo dice già l'Autrice lungo tutto lo scorrere della narrazione. Il tempo, come dicevo prima, si condensa: noi lettori sappiamo già tutto e non sappiamo nulla. Appunto, un piccolo capolavoro (N.d.R.: certa impertinente critica ha voluto vedere nel racconto stracci e allusioni autobiografiche della Scrittrice. A noi poco importa: la sua arte è autonoma e vive di vita propria).